I commi (294 e 295) inseriti in seguito al subemendamento che chiedeva di modificare gli obblighi delle società di capitale che acquisiscono farmacie private, sono di “carattere ordinamentale” e pertanto sono stati cancellati dal presidente della Camera, Roberto Fico. È quanto accaduto nel corso dell’esame in Aula alla Camera. Lo si ricorda, la modifica proposta da Trizzino e Gemmato e approvata nella notte di martedì 4 dicembre in Commissione Bilancio, stabiliva che i soci, rappresentanti almeno il 51% del capitale sociale e dei diritti di voto, avrebbero dovuto essere farmacisti iscritti all’albo e i tempi di adeguamento per le società già in essere, pena lo scioglimento delle stesse. Nei giorni scorsi le parti in causa, titolari da una parte e gruppi di capitale dall’altra avevano espresso le loro posizioni, chiaramente contrapposte. Da una parte il consenso di Federfarma e la soddisfazione dell’Utifar all’approvazione alla Bilancio con la richiesta di confermare e convertire in legge l’emendamento, e la dichiarazione di “essere pienamente autosufficienti e di non necessitare di capitali esterni”. «Ciò che a noi di Utifar interessa maggiormente – scrive Eugenio Leopardi presidente Utifar in una nota serale di ieri – è il ritorno alla centralità della professione nella gestione delle farmacie».
Dall’altra i vertici di Hippocrates Holding, Admenta Italia-LloydsFarmacia e Dr. Max che in rappresentanza delle società che investono nel settore hanno espresso “un segnale di allarme”. Ai tre gruppi si è aggiunta, nella serata di ieri, anche la voce di Alliance Healthcare, per chiedere “un incontro urgente con l’esecutivo, volto ad aprire subito un dialogo per la rivalutazione della misura, nel pieno interesse del Paese”.
Le quattro società sottolineano come il problema principale per le imprese che desiderano investire in Italia sia “proprio quello dell’incertezza delle norme e delle continue modifiche che intervengono nella legislazione, in totale assenza di una discussione aperta e trasparente su quali siano le conseguenze delle decisioni assunte, anche in relazione agli sviluppi internazionali, alle ricadute in termini di investimenti mancanti e alla creazione di posti di lavoro. In questo senso, i principali ranking internazionali sulla competitività italiana nell’attrarre business confermano le difficoltà sopra descritte”.
E sulla legge 124, sulla concorrenza, aggiungono: “Così come approvata nell’agosto 2017, porta vantaggi significativi anche per le farmacie indipendenti, molte delle quali in gravi difficoltà economiche, che hanno potuto e potranno decidere liberalmente se vendere, rimanere indipendenti o espandersi: è diventato più semplice in questo modo creare delle catene, favorendo uno sviluppo della propria attività su scala più ampia e cogliere così nuove opportunità di mercato”.
Fonte: Farmacista33