Sono già finiti nel cestino gli emendamenti al ddl concorrenza che ripropongono la liberalizzazione della fascia C, abbassano il quorum da 3.300 a duemila abitanti e ridefiniscono le soglie di accesso agli sconti agevolati per rurali e farmacie con basso fatturato. Tutti bocciati per inammissibilità ieri, nella prima delle tre sedute che le commissioni Finanze e Attività produttive devono dedicare questa settimana all’esame del disegno di legge. Dallo sfrondamento – che nel complesso ha ridotto da 368 a 256 le proposte di modifica presentate il 13 giugno scorso – si sono salvati soltanto gli emendamenti che incidono sugli articoli del ddl riscritti o aggiunti da Palazzo Madama. Nel caso delle farmacie, le dieci proposte che modificano il tetto regionale sulle catene (dal 20% a una cifra variabile, a seconda dei casi, tra il 3 e il 15%), le due che obbligano le società di capitale a iscriversi in un elenco gestito dal ministero della Salute o dalla Fofi e, infine, la modifica che impegna le stesse società a devolvere il 3% del proprio fatturato annuale a un fondo di solidarietà destinato ai rurali.
Sul destino di questi emendamenti decideranno le due commissioni riunite, che già ieri hanno cominciato a votare proposta per proposta bocciandone altre 14. Il piglio pare quello di chi vuole sbrigarsela speditamente, ma la verità è che la scaletta dell’iter resta ancora incerta. “Colpa” di alcuni emendamenti sui quali Governo e maggioranza ancora non hanno deciso il da farsi: «Valuteremo insieme» ha dichiarato ieri il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonio Gentile «oggi (ieri per chi legge, ndr) è iniziato un iter molto tortuoso, la mia volontà è quella di andare incontro al Parlamento e trovare un giusto equilibrio tra le varie richieste, ma non si può andare alle calende greche».
Ancora più chiaro il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ieri è tornato a insistere per un passaggio rapido con approvazione definitiva del ddl (magari mediante fiducia): «Spero si chiuda la prossima settimana» ha detto «per me l’approvazione senza ulteriori modifiche è dirimente per una questione di serietà del paese e non ha nulla a che fare con liste, listoni e listini. La questione della concorrenza ha a che fare con la serietà di un Paese che si è impegnato a fare una legge».
L’ipotesi di una quarta lettura al Senato, tuttavia, resta aperta anche all’interno della stessa maggioranza: «E’ indispensabile approvare al più presto il ddl» ha detto ieri Marco Di Maio (Pd), componente della commissione Finanze della Camera «ma rimangono alcune questioni aperte che non possono non essere affrontate: assicurazioni, energia, telemarketing e odontoiatri. Sono all’esame quattro correttivi puntuali, il cui recepimento è molto importante e pienamente compatibile con l’approvazione definitiva del provvedimento entro l’estate. Va fatto nell’interesse dei cittadini, delle imprese e del sistema economico».
Fonte: Federfarma.it