«L’ipotesi ventilata di un voto di fiducia sul Ddl concorrenza è una pessima notizia, oltre che l’ammissione dell’incapacità di fatto del governo di gestire l’iter legislativo di un provvedimento di indubbia rilevanza per l’ampiezza dei settori interessati e per la complessità delle innovazioni che vengono proposte». A parlare, dopo la decisione di rimandare l’esame del testo a dopo Pasqua e soprattutto di mantenere il testo approvato dalla commissione Industria ad Agosto 2016, il senatore di Direzione Italia Luigi D’Ambrosio Lettieri. «Motivare il voto di fiducia con l’urgenza per un “omnibus” fermo qui in Senato da otto mesi sarebbe semplicemente risibile, se ciò non ledesse in modo così grave le prerogative del Parlamento che sarebbe espropriato della sua funzione di proposta tramite la fase emendativa».
D’Ambrosio Lettieri teme «una deriva mercatista, che rischia di scardinare numerosi comparti economici e produttivi del Paese, consegnandoli al totale controllo dei potentati economici internazionali e a pure logiche di profitto. Il mercatismo vocato alla deregulation totale – è bene che il governo e maggioranza vi riflettano seriamente – è in grado di compromettere quelle garanzie di qualità dei servizi a tutela dei cittadini che, per esempio, in particolare nel settore sanitario e per la farmacia, presidio di riferimento territoriale, riconosciuto e parte integrante del sistema sanitario nazionale anche per il suo valore sociale, non può essere accettabile». Sulla stessa lunghezza d’onda i senatori di Forza Italia Paola Pelino e Paolo Galimberti che chiedono «al ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, di riportare all’esame della commissione Industria, prima del passaggio definitivo in Aula il disegno di legge sulla concorrenza, perché riteniamo che alcune modifiche vadano apportate».
Peraltro lo stesso relatore Luigi Marino ha preso le distanze dagli ultimi sviluppi. «Mi costa ma rimango al mio posto perché sollecitato dal mio gruppo e perché sento la responsabilità del ruolo istituzionale che ricopro di portare a termine un lavoro così complesso che io peraltro condivido» ha dichiarato. Per il senatore di Ap «i ritardi del Ddl hanno come responsabile preminente il Governo che per motivi più o meno condivisibili, lo ha ritardato nelle Aule parlamentari», eccetto «il Mise». «Con un numero contenuto di emendamenti si poteva andare e in poco tempo licenziare un testo su cui semmai il Governo avrebbe posto la fiducia. Non si è voluta percorrere questa strada e – conclude – credo che sia un errore».
Fonte: Farmacista33