La rabbia dei rurali per l’emendamento che nessuno ha bocciato

Non è stato bocciato dalla commissione Bilancio della Cameral’emendamento alla Manovra che innalzava le soglie di fatturato per le agevolazioni della 662/96. E’ più giusto dire che è sparito, si è perso nel tour de force con cui il gruppo di lavoro ha smaltito l’arretrato per spedire il testo all’aula nei tempi stabiliti. E’ la ricostruzione dei fatti che emerge dopo la pubblicazione, sul sito di Montecitorio, dei resoconti della seduta di giovedì: l’emendamento, come riferito da Filodiretto, era stato accantonato il giorno prima, mercoledì; l’indomani, ultima seduta in agenda sulla Legge di Bilancio, sono state votate le proposte di modifica rimanenti ma l’intervento che tanto stava a cuore ai rurali, quello sulle agevolazioni, non è stato più ripescato.

Messo in questi termini, lo stop subito dalla proposta amareggia due volte i rurali. «Non è tollerabile che la politica continui a sostenere l’importanza delle piccole farmacie come strumento per garantire l’accesso al farmaco e alle cure nei paesi più remoti» tuona il presidente del Sunifar, Alfredo Orlandi «e poi si tira indietro quando c’è da dare un concreto, anche se piccolo, segnale di attenzione». In più, fa male il modo in cui è finita. «Vogliamo sapere chi ha nascosto l’emendamento» continua Orlandi «che era già stato presentato ai tempi del ddl Concorrenza e aveva ottenuto il beneplacito del ministero della Salute, dell’Economia e della Ragioneria generale dello Stato. Se non è stato discusso per una distrazione di chi gestiva i lavori, siamo davanti a un errore grave perché non si gioca sulla pelle di persone che fanno sempre più fatica a lavorare. Se invece è stato nascosto di proposito, perché non fosse neanche discusso, è ancora più grave». In una nota diffusa ieri, il Sunifar ha quindi dichiarato lo stato di mobilitazione delle farmacie rurali e ha annunciato per la prossima settimana una riunione urgente. «In occasione della prossima Assemblea nazionale» conclude Orlandi «decideremo tutte le iniziative sindacali con cui far sentire la nostra voce e ottenere dalla politica fatti e non più solo parole».

In stato di agitazione anche le 56 farmacie rurali, sussidiate e urbane con fatturato ridotto della provincia di Palermo. Lo ha annunciato ieri Federfarma provinciale in un comunicato che rimanda al prossimo Consiglio direttivo «quali azioni di lotta adottare per evitare la chiusura di queste attività, fondamentali per le popolazioni dei piccoli centri». L’emendamento accantonato, ricorda il sindacato, «avrebbe compensato parzialmente quanto dovuto per legge dal 1996 e mai applicato a queste attività disagiate, cui spetta ogni due anni l’adeguamento Istat del fatturato di riferimento. «Noi svolgiamo per conto dello Stato un servizio fondamentale perché sussidiario rispetto alla mancanza di altri servizi pubblici» ricorda nella nota Salvatore Cassisi, delegato per le rurali di Federfarma Palermo «ci colpiscono e ci umiliano la mancanza di attenzione e la superficialità con cui ci sono state fatte promesse, siamo nuovamente vittime di un Paese che dovrebbe proteggerci e che ora ci costringe a chiudere i battenti senza neanche un grazie».

Contrarietà e proteste per la fine cui è andato incontro l’emendamento anche da Federfarma Torino: «La proposta» ricorda l’associazione in una nota «avrebbe realmente dato una boccata d’ossigeno alle farmacie che operano in condizioni di disagio. Esprimiamo, a nome di tutte le farmacie torinesi, la solidarietà ai colleghi rurali che garantiscono il servizio farmaceutico e sanitario in condizioni di obiettiva difficoltà e costituiscono un vero baluardo sociale a tutela delle fasce più deboli della popolazione». 

Fonte: Federfarma.IT

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