Se la vera sfida del Governo è “costruire una nuova Italia” non lo può fare “percorrendo vecchie strade che portano chi, con diritto vuole esercitare la professione per la quale si è laureato, a trovare muri invalicabili”. Questo il messaggio che emerge dalla lettera inviata al ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, vicepresidente del Consiglio dei Ministri Luigi Di Maio a firma di Paolo Moltoni presidente Federfardis, una delle sigle di rappresentanza delle parafarmacie.
Nella missiva Moltoni ricorda «quando nel 2006 si aprì il canale delle parafarmacie, la ratio del legislatore era rompere il primo anello della catena per uscire da una logica monopolistica centenaria: il monopolio verso il libero esercizio della professione». E aggiunge che «la lobby dei titolari di farmacia si è costantemente adoperata nell’impedire che il processo potesse giungere a compimento» al punto di sostenere l’apertura al capitale nella proprietà delle farmacie «spacciando la disponibilità al mondo della finanza come segno tangibile di apertura a nuovi attori nel mercato del farmaco».
Moltoni non risparmia responsabilità alla politica e ai governi che si sono avvicendati che «hanno disatteso gli impegni già allora assunti (delisting) e sollecitati, e si sono mostrati sordi ad ogni istanza volta a porre fine alla discriminazione professionale del farmacista che opera in parafarmacia rispetto al farmacista operante in farmacia con il quale condivide percorso formativo e abilitazione alla professione» E rivolgendosi a Di Maio «parafrasandolo», sottolinea che «”quelli di prima” si sono mostrati sensibili alla problematica e disponibili a porvi rimedio, per poi defilarsi con un politichese “le parti – i farmacisti titolari di farmacia ed i farmacisti titolari di parafarmacia – debbono trovare una soluzione condivisa”. E “quelli di ora”? Quelli del Cambiamento? Quelli che dovevano prendere le distanze dalle lobbies? Quelli vicini ai discriminati? Quelli che dovevano dare dignità a coloro che erano stati maltrattati e illusi da quelli di prima? Ebbene, mimando «”quelli di prima”, hanno mostrato grande apertura e disponibilità in fase interlocutoria per poi ritirarsi con il consueto politichese “trovare una soluzione condivisa”, abrogando così anche quelli di ora il ruolo politico e legislativo che gli compete».
Moltoni ricorda quanto scritto da Di Maio nella «lettera letta al Circo Massimo. La vera sfida è costruire una nuova Italia “che sia a misura di persona e non di partito, in cui vigono nuovi diritti inalienabili e dove i vecchi privilegi sono stati debellati”. Ebbene – conclude Moltoni – non si costruisce una nuova Italia percorrendo vecchie strade che hanno solo portato il nostro Paese ad essere attraversato da discriminazioni profonde, che portano chi vuole con diritto esercitare la professione per la quale si è laureato a trovare muri invalicabili. Una nuova Italia si costruisce avendo davvero il coraggio di cambiare le cose, quel coraggio di realizzare i cambiamenti presentati nei primi 5 anni in Parlamento quando si era “adolescenti” e ora, che il MoVimento è “cresciuto”, buttati in un cassetto e dimenticati».
Fonte: Farmacista33