Dopo il Referendum. Da riforma Ordini a Ddl concorrenza, le norme a rischio

Dagli aumenti alla responsabilità del medico, dalla riforma degli ordini alla concorrenza: la caduta del governo Renzi potrebbe trasportare alla prossima legislatura molte previsioni che in Parlamento stavano per consolidarsi. Potrebbe uscire stravolta dalle Camere la stessa Finanziaria che stanzia 2 miliardi in più per il servizio sanitario nazionale inclusivi degli aumenti per la dipendenza – aumenti che a loro volta dovrebbero essere simili a quelli del resto del pubblico impiego, 85 euro medi al mese. Le trattative su contratti e convenzioni sono sempre più lente, e intanto Bruxelles starebbe chiedendo all’Italia una manovra aggiuntiva. Per i contribuenti, l’aumento Iva pare scongiurato dal decretone fiscale approvato per un soffio. Era invece saltata nei giorni scorsi per opera della Corte Costituzionale la riforma della pubblica amministrazione che cambiava i criteri di revoca e nomina dei manager della sanità e disponeva i licenziamenti dei dipendenti pubblici “furbetti”. 

Lo stop della riforma Madìa, tra l’altro, potrebbe portare allo stop del Polo unico che affida le visite fiscali ai 1400 medici dell’Inps anche per la malattia dei pubblici dipendenti. Più legate alle regioni, potrebbero avere meno strascichi le norme sui livelli essenziali di assistenza. Il decreto vale in tutto 800 milioni, e per i medici di famiglia è importante: non prevede più sanzioni automatiche se non si rispettano le formalità legate alle condizioni prescrittive (inserire la nota oltre al quesito diagnostico) e le indicazioni di appropriatezza. Ma non è detta l’ultima. La Commissione di aggiornamento dei Lea governo-regioni dovrà ridefinire le prestazioni Ssn e i modi d’erogazione entro il 28 febbraio 2017, e redigere percorsi diagnostico terapeutici per le cronicità oltre che valutare interventi di prevenzione collettiva. Qui potrebbe rientrare dalla finestra qualche sorpresa. Alle regioni spetta infine, entro marzo 2017, adottare i criteri per il passaggio ad ambulatoriali di alcuni percorsi diagnostico-terapeutici dall’attuale condizione di ricovero ordinario o day hospital. Altri ddl che non vedranno la fine di questa legislatura sono con molte probabilità: la riforma degli ordini delle professioni sanitarie approvata in senato a maggio; la riforma che inasprisce le pene contro l’abusivismo sanitario (ddl 2281 già approvato dal Senato e alle Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera); il disegno di legge sulla concorrenza approvato dalla X commissione del senato con la sua apertura ai capitali nelle farmacie. E ancora: disegni di legge appena abbozzati quali quelli su fecondazione assistita, istituzione dei registri regionali tumori, riforma del consenso informato, cannabis terapeutica. Tra tutti questi ddl, uno – il 2224 sulla riforma della responsabilità medica – potrebbe presentare il conto più salato. Il cosiddetto ddl Gelli era approdato in senato per l’ultima lettura e l’approvazione alla Camera era considerata una formalità. Se si va subito alle urne riparte da zero, portandosi via la revisione della colpa grave, quella dell’inversione dell’onere della prova a carico dell’attore nei processi per responsabilità civile, gli accertamenti obbligatori pre-contenzioso, i fondi creati per assicurare i medici giovani o a maggior rischio errore, i tetti ai risarcimenti. 

Fonte: Farmacista33

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