Incontrando i giornalisti a margine della convention di Alphega Pharmacy, Ornella Barra, co-chief operating officer di Walgreens Boots Alliance, conferma la volontà del gruppo di valutare la possibilità di nuovi investimenti in Italia, dopo il test avviato a Milano con l’acquisizione di alcune farmacie in crisi. E il rischio che il Ddl Concorrenza venga smantellato, come fatto intendere dal ministro della Salute? «Confido nella capacità politica di chi ci governa di comprendere che non si può tornare indietro». La normativa vigente, in sostanza, garantisce al farmacista una libertà di scelta che è fondamentale: può rimanere indipendente come decidere di cedere la proprietà a una società di capitale. Barra ribadisce che l’idea che pochi grandi gruppi possano fagocitare il mercato è smentita dai fatti: «Nel Regno Unito Boots, che ha 170 anni di vita, possiede circa 2.500 farmacie su 12.000 totali. La maggioranza di esse, circa 6.000, è ancora indipendente. Stesso discorso per Wba negli Stati Uniti: esiste da 110 anni e possiede “solo” 9.500 farmacie».
La convention di Montecarlo, con cadenza biennale, fa il punto sulle attività del network delle farmacie europee che, nato nel 2001, oggi può vantare l’adesione di 6.660 farmacisti di nove Paesi. Forte in questa edizione l’accento sull’innovazione, cui sono state dedicate, tra le altre, le relazioni del Ceo di Pfizer Albert Bourla, e, soprattutto, di Jim Weinstein, capo dell’Innovazione di Microsoft Healthcare, che ha illustrato come si può sviluppare, partendo dal mercato americano, la partnership Wba-Microsoft sancita alcuni mesi fa.
Barra da parte sua sostiene la farmacia italiana come modello di qualità e presenza capillare sul territorio, invitando però i singoli farmacisti «ad adeguarsi ai tempi e a essere proattivi» e a considerare che il progresso tecnologico, per quanto frenetico, non potrà mai sostituire il rapporto umano, In questo senso Barra esprime molti dubbi sul fatto che un operatore come Amazon possa ottenere lo stesso consenso, in un ambito delicato come quello della salute, che ottiene su beni di carattere più strettamente commerciale.
Molti Paesi presenti, molte realtà diverse: esiste, a breve termine, la prospettiva di una “farmacie europea”? «Lo ritengo molto difficile, permangono molte differenze tra i singoli Paesi a livello legislativo e dal punto di vista dei servizi offerti ai cittadini. Sono favorevole ai vaccini in farmacia ma si tratta di una opzione consentita, oggi, solo in pochi ambiti nazionali».
Italia a parte, la politica di Wba a livello internazionale è sempre la stessa: «Non esportare un modello unico in tutti i Paesi in cui si decide di investire ma valutare di volta in volta quale sia quello più adatto alla realtà nella quale si interviene».
Tornando agli scenari italiani, Barra riflette sulle sorti del Servizio sanitario nazionale: «In generale è un sistema che funziona ma per il futuro si tratta di comprendere quali saranno gli investimenti in sanità di un Paese gravato da un debito pubblico così elevato. In ogni caso il ruolo della farmacia in questo contesto deve essere quanto mai da protagonista, per contribuire alla sostenibilità del sistema».
Appuntamento a metà aprile a Milano, che ospiterà il board del gruppo multinazionale. Ulteriore occasione per parlare di investimenti nella penisola.
Fonte: Farmacista33