Uno scenario che sta iniziando a cambiare, con acquisti di farmacie da parte di cooperative di farmacisti o di distributori privati, ma anche di catene estere – come per esempio, di recente, Dr Max di Penta, gruppo finanziario attivo nell’Est Europeo -, che porteranno, man mano, format e modelli diversi. E se, in questa prima fase, i distributori presenti in Italia non avvertono ancora le conseguenze, man mano che il numero delle farmacie dei grandi gruppi crescerà, raggiungendo una massa critica, ci sarà da aspettarsi una integrazione verticale all’interno delle catene, che toglierà spazio alla distribuzione radicata sui nostri territori.
È questo lo scenario tracciato da Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, che fa il punto su come le cooperative e società di farmacisti si stanno organizzando: «Da quando è in vigore la Legge sulla Concorrenza a oggi» spiega «si sono visti diversi movimenti. Ci sono stati i primi acquisti di farmacie, anche da parte delle nostre società, e altri ne seguiranno. Per quanto ci riguarda, a muoversi in questo momento, come già emerso, sono Cef, Unico, Farmacentro, e altre cooperative, come Farla, hanno dichiarato le intenzioni di non stare ad assistere. Lo scenario che ci aspettiamo vede farmacie di proprietà – Cef per esempio ha dichiarato di voler acquisirne 400 – accanto a farmacie che preferiscono una affiliazione sotto uno stesso logo e una gestione centralizzata, per una maggiore efficienza. Ma, complessivamente, l’obiettivo è di raggiungere una massa critica importante, in modo da poter operare su scala nazionale e avere le carte per competere con gli altri gruppi».
Non a caso, parallelamente, «si stanno vedendo movimenti anche da parte delle catene estere: proprio di recente c’è stato un acquisto da parte della catena Dr Max, che conta 370 esercizi nella Repubblica ceca, 220 in Slovacchia e 338 in Polonia, e che è controllata dal gruppo finanziario Penta, attivo nel mondo ospedaliero, retail e farmacie. Si tratta di una catena che, come si legge nel sito, punta su prezzi bassi e che presumibilmente, nel momento in cui raggiungerà una certa massa critica, introdurrà il suo format anche qui». È evidente, continua Mirone, «che le modalità e finalità con cui operano gruppi esteri rispetto a società e cooperative di farmacisti sono diverse e solo queste ultime possono garantire la salvaguardia della farmacia indipendente e come la conosciamo oggi». Da qui «le iniziative che stiamo mettendo in campo, con in primo luogo la Rete di sistema, che ha ultimato la fase di elaborazione della progettualità e che ora dovrà passare a una fase più operativa. Le proposte ci sono e chi vorrà potrà aderire. Da parte delle cooperative non dovrebbero esserci problemi».
C’è «però un punto che vorrei sottolineare: la necessità da parte delle farmacie di un ulteriore sforzo nella direzione della pharmaceutical care, su cui il tempo da recuperare, anche rispetto a esperienze di altri paesi, è tanto. Obiettivo da porsi è realizzare progetti su base nazionale, con il coordinamento di Federfarma e Federfarma Servizi e il supporto operativo delle cooperative. D’altra parte, la migliore competizione è quella che si gioca sulla professione, sui valori della farmacia e sulle specificità delle nostre competenze». Infine c’è il tema della distribuzione: «Catene e grandi gruppi attivi all’estero hanno tendenzialmente un sistema di integrazione verticale strutturato. È chiaro che in questa prima fase, quando le farmacie sono ancora limitate, continueranno ad appoggiarsi su distributori locali, ma c’è da aspettarsi che, una volta raggiunta massa critica, perseguiranno logiche di efficientamento e integrazione, con ricadute sui distributori locali. Da parte nostra, con i progetti messi in campo, cercheremo di essere pronti anche per questa fase».
Fonte: Farmacista33