Acquisti di farmacie, primi passi concreti da distributori. Per capitale finanziario serve più tempo

La Legge Concorrenza ha aperto per i titolari interrogativi di grande portata sul futuro della farmacia ma nel frattempo c’è uno scenario in continuo movimento, a partire dai soggetti che possono essere interessati al mercato delle farmacie. Così, se, quando la norma era in discussione in Parlamento, fondi e operatori finanziari avevano già iniziato a sondare il terreno, chi, allo stato attuale, sta facendo i primi passi è il capitale industriale, in primis rappresentato dalla distribuzione intermedia, che ha know how e credibilità. A tracciare il quadro alcune riflessioni avanzate da Giovanni Trombetta, commercialista ed esperto del settore, nel corso del Convegno Utifar di Bologna. «Partendo dal punto di vista delle farmacie» spiega Trombetta «a guardare con interesse alle opportunità della legge concorrenza possono essere quelle farmacie che presentano problematiche di stabilità patrimoniale e vedono nelle possibilità della normativa un approdo per sistemare la situazione finanziario-patrimoniale. Costoro possono leggere la misura come un’opportunità per dare respiro all’azienda attraverso l’ingresso di capitali o vedervi anche una possibilità di vendita».

In generale, «chi valuta la vendita è anche chi non ha continuità ereditaria o chi, magari di un’età compresa tra i 60 e i 70 anni, non si ritrova a fare il farmacista in un contesto più competitivo e non si sente di poter riposizionare la farmacia in un mercato che sta cambiando perimetro da un punto di vista economico, finanziario, ma anche culturale, sociale, professionale». Dall’altra parte, invece, c’è chi è interessato a entrare nel mercato delle farmacie: «L’esperienza ci dice: fondi, Venture Capital, assicurazioni, operatori finanziari, vale a dire investitori con un approccio finanziario. Di questi va detto però che se hanno sondato il terreno per capire la situazione nel momento in cui la legge sulla concorrenza era in discussione in Parlamento, prima cioè della sua approvazione, oggi sono pressoché tutti scomparsi» continua Trombetta. «Questo per due ragioni: innanzitutto sul mercato, allo stato attuale, non ci sono poi così tante farmacie in vendita. Per altro, per come è il sistema allo stato attuale, chi acquista si ritrova di fronte un mercato frammentato, costituito da singoli presidi, cosa che rende l’operazione onerosa. Mentre, al contrario, perché l’investimento abbia senso e sia in grado di sostenere i costi di struttura e di gestione che l’operazione avrebbe, occorre realizzare una catena di almeno 100-200-300 farmacie. E poi c’è un altro ordine di motivi: per gestire una catena di farmacie occorre avere know how e un management preparato. E questo, per chi è esterno al settore farmacie, è tutto da costruire. Ecco allora che l’ipotesi di operatori finanziari si è sgonfiata e credo che ci vorrà tempo. Mentre a rimanere sul tappeto è il cosiddetto capitale industriale, rappresentato in primis dai distributori intermedi, che hanno credibilità e sono in grado, verticalizzando la filiera, di organizzare un sistema economico di controllo ed efficiente. E non a caso, per quel che ci risulta, proprio in questo livello si avvertono i primi movimenti». Ma tra chi può pensare di acquistare farmacie ci possono essere anche «gli stessi farmacisti o privati, appartenenti o meno al settore sanitario».

Fonte: Farmacista33

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