Atto d’indirizzo, ecco il testo della terza stesura e le (poche) novità

r le Regioni l’eliminazione del promemoria dovrà entrare tra gli obiettivi della dematerializzazione disegnata dalla nuova convenzione tra farmacie e Ssn. E in materia di dpc e integrativa, sparisce l’idea di arrivare a una «tariffa unica massima» a livello nazionale per la remunerazione dei titolari, al posto della quale spunta l’indicazione di una «progressiva armonizzazione delle tariffe, oggi caratterizzate da un’ampia variabilità». Sembrano essere soltanto queste le novità di peso che differenziano l’atto d’indirizzo approvato mercoledì scorso dal Comitato di settore-sanità delle Regioni dalla versione del luglio dell’anno scorso, varata sempre dallo stesso Comitato. Questa almeno è l’indicazione che emerge da una lettura comparata tra l’ultimo testo, circolato ieri, e quello dell’estate scorsa: a parte queste due sole differenze, indirizzi e contenuti della piattaforma regionale (che farà da bozza di avvio della negoziazione tra Sisac e farmacie, come di norma) rimangono gli stessi di otto mesi fa, con tutto ciò che di buono e meno buono c’era in quelle pagine.

Invariato, per esempio, il capitolo relativo alla mission della farmacia, dove si continua ad affermare che «la farmacia deve rappresentare la prima interfaccia del cittadino con il Ssn», nel quale i presidi dalla croce verde devono «integrare in modo organico l’attività». La rete delle farmacie, in particolare, «può costituire uno strumento ulteriore per il governo della spesa nonché per le attività di affiancamento ai servizi territoriali del Ssn», nell’ambito delle quali «dovranno essere definiti requisiti e condizioni affinché l’erogazione farmacie dei servizi aggiuntivi avvenga in modo omogeneo a livello nazionale». In questa cornice l’Atto d’indirizzo, come già il precedente, elenca alcune attività ritenute strategiche, tra le quali l’informazione (monitoraggio della terapia farmacologica in collaborazione con le nuove forme di aggregazione dei mmg, supporto alle campagne di carattere sanitario e di utilità sociale), i controlli (sulle ricette, sui consumi, sulla farmacovigilanza), lo sviluppo delle reti (per la collaborazione con le strutture socio-sanitarie nell’assistenza domiciliare, per la continuità assistenziale, per la consegna a domicilio, per il Cup e la consegna dei referti) e infine la prevenzione (screening, campagne vaccinali, educazione sanitaria).

Per quanto concerne il capitolo dedicato all’assistenza farmaceutica, l’unica novità riguarda appunto la questione tariffe. Ed è forse questa variazione che spiega perché le Regioni abbiano varato un terzo atto d’indirizzo a otto mesi di distanza dal primo: secondo alcune fonti, non a tutti gli assessorati alla Salute sarebbe piaciuta l’idea della tariffa unica nazionale, soprattutto ora che il no al referendum costituzionale a rinvigorito il federalismo sanitario e quindi l’autonomia organizzativa delle Regioni. Per il resto tutto come prima: la dpc «presenta grande disomogeneità sul territorio nazionale», da superare con l’adozione di «criteri uniformi» che definiscano tale forma distributiva «un servizio essenziale», garantito da tutte le farmacie e basato su «un elenco unico nazionale» dei farmaci da erogare dpc. Nel quale potranno rientrare «anche farmaci non ricompresi nel Pht» che vengono comunemente distribuiti «in caso di dimissione da ricovero o visita specialistica».

In tema di servizi, resta l’indicazione di limitare il nuovo accordo convenzionale alle sole prestazioni che possono avere «reale utilità» per il Ssn ed «essere misurate». Quindi «la dispensazione e la consegna domiciliare di farmaci e dispositivi medici, la dpc, la prenotazione di prestazioni di assistenza sanitaria con la consegna dei relativi referti e la partecipazione ai programmi di screening». Invece, «attività quali la partecipazione alle iniziative di farmacovigilanza e l’aderenza alle terapie mediche possono essere prese in considerazione, purché vengano definiti gli indicatori di processo (numero e tipo di interventi effettuati, incremento delle segnalazioni di farmacovigilanza) e\o di risultato (benefici per il paziente)».

In tema di Sanità digitale, l’atto d’indirizzo getta le basi per la dematerializzazione della dcr, anche se rispetto alla versione di luglio i dettagli sono snelliti di parecchio. Resta comunque la convinzione che il processo di dematerializzazione e digitalizzazione delle procedure «apra la possibilità di importanti semplificazioni per tutti gli attori della gestione della farmaceutica, con la garanzia di piena trasparenza del sistema e consente significativi risparmi economici».

Invariato, infine, anche il capitolo dedicato alla struttura del compenso. Ricordato che il tema rimane per legge di competenza dell’Aifa, le Regioni considerano comunque «opportuno individuare meccanismi di remunerazione dell’attività svolta dal farmacista scollegati dal prezzo dei medicinali, anche rispetto all’obiettivo di trasformare la farmacia in una struttura a prevalente attività sanitaria integrata con il Ssn». E a proposito di rurali, si ribadisce la proposta di «rivedere la definizione del concetto di farmacie sussidiate», con la sostituzione del concetto di ruralità con quello di «farmacia disagiata», in modo che eventuali benefici vengano ancorati al «fatturato della farmacia determinato ai fini della dichiarazione iva». Ora l’atto di indirizzo è in viaggio per i Ministeri dove dovrà acquisire i pareri di rito. 

Fonte: Federfarma.it

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