Cenciarelli (Iqvia): “Nell’arco di due anni, il 20% delle farmacie apparterrà a catene”

Roma, 7 febbraio – Per rispondere all’impatto della legge sulla concorrenza, il 40-45% delle farmacie sarà soggetto a una qualche formula di aggregazione e, nel breve volgere di un paio di anni, il 20% delle farmacie indipendenti sarà acquisito da catene reali (cioè di proprietà).

Questa la previsione che Giorgio Cenciarelli (nella foto), direttore Supplier services di Iqvia, la società di servizi per l’healthcare specializzata in analisi dei mercati che probabilmente molti ricorderanno meglio con la precedente ragione sociale, Quintiles Ims.

Cenciarelli ha fornito la cifra in occasione del convegno Logica del paziente e logica del profitto. Le società di capitali in farmacia, organizzato da Tecniche Nuove e tenutosi la settimana scorsa a Palazzo della Cultura a Milano, con l’obiettivo di analizzare l’evoluzione del mondo distributivo del settore farmaceutico (farmacie, parafarmacie e corner della Gdo), in particolare dopo l’approvazione, nell’agosto scorso, della legge 124/17.

Dall’incontro – al quale hanno preso parte tra gli altri esponenti di reti di farmacie aggregate (per ora virtualmente) come Massimo Massa della Cef (il gigante cooperativo bresciano che ha recentemente acquistato la sua prima farmacia di proprietà) e di aziende come Salvatore Butti di Teva e Massimo Mercati di Aboca – è emerso appunto che già oggi si sta sensibilmente accentuando il fenomeno dell’accorpamento delle farmacie in catene virtuali (network di professionisti che si uniscono in rete, con vincoli più o meno stringenti e mantenendo in ogni caso ciascuno la propria indipendenza gestionale).

Ma, più ancora che sulle reti virtuali, l’attenzione si è concentrata sulla costituzione di catene reali di farmacie, che vede come soggetti “attivi” e interessati distribuzione intermedia del farmaco, fondi d’investimento, banche e player della grande distribuzione.

Dai lavori è emerso il pensiero, largamente condiviso, che il retail farmaceutico vivrà una fase di forte vivacità, anche in termini di concorrenza tra i canali e che le stesse catene di farmacie dovranno attivare nuovi e più incisivi strumenti di comunicazione e di marketing, per stare al passo con quelli che da ormai più di dieci anni sono i competitor tradizionali, ovvero i corner della Gdo e le parafarmacie, guardandosi anche da altri insidiosi contendenti, come il mondo dell’e-commerce e i drugstore.

I network di farmacie dovranno lavorare, in primo luogo, sulla riconoscibilità e l’affermazione dell’insegna, attraverso un’immagine e una comunicazione che dovrà necessariamente essere comune per tutti gli esercizi della rete.

“Le farmacie in catene devono essere identificabili, avere un lay out preciso, un assortimento sviluppato tramite attività di category, un pacchetto di servizi standard chiaro” ha spiegato al riguardo Cenciarelli nel corso del suo intervento, ripreso da Mark Up, il sito specializzato in strumenti per il marketing e il retail. “Si andranno a intensificare anche le operazioni promozionali: dall’ampliamento delle gamme a private label (per marginare di più e vendere a prezzi più appealing) sino alla diffusione dei programmi di fidelity” ha aggiunto il direttore di Iqvia, spiegando anche che – da ultimo ma non ultimo – “le catene dovranno adeguarsi alla concorrenza anche sul fronte della digitalizzazione. Si renderà necessaria l’introduzione di un sistema di business intelligence centralizzato e di un software univoco per ciascun network. Tutte azioni per le quali sarà richiesta una forte delega gestionale del farmacista”.

Il convegno è stata anche l’occasione per fare il punto sui dati del mercato farmaceutico commerciale: il segmento ha chiuso il 2017 con un fatturato di 11,4 miliardi di euro (+1,3% sul 2016). La quota di mercato delle farmacie (circa 18.500 esercizi sul territorio nazionale) è pari all’87%, mentre sia Gdo (400 corner) sia parafarmacie (4.251 quelle censite) 18 si attestano su una market share del 6% circa.

Quanto all’andamento per tipologie di prodotto, il retail alimentare sta registrando performace particolarmente positive nel nutrizionale, dove fa il 29,1% del mercato, e nell’igiene e bellezza, rappresentando l’11% del totale. Mentre parafarmaco e Otc restano stabilmente in mano al canale farmacia, che copre oltre il 90% del mercato.

Fonte: RIFday Mattinale

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