Ddl concorrenza, approvato al Senato con voto di fiducia. Fofi: troppe criticità nel testo

Dopo un percorso a dir poco accidentato cominciato più di due anni fa il Ddl concorrenza è stato approvato al Senato con un voto di fiducia.L’Assemblea di Palazzo Madama ha approvato con voti 158 favorevoli, 110 contrari e un astenuto, l’emendamento interamente sostitutivo del ddl n. 2085, sul quale il Ministro per il rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, a nome del Governo, aveva posto la questione di fiducia. Alla fine, infatti, come ampiamente annunciato il Governo ha presentato un maxiemendamento che recepisce il testo approvato lo scorso agosto dalla commissione Industria. Il Ddl deve ora tornare alla Camera per la terza lettura, che il Governo vorrebbe chiudere, sempre con voto di fiducia, il prossimo mese. A nulla sono valsi gli ultimi tentativi dell’opposizione di far tornare il testo in Commissione per alcuni correttivi. 

Fortemente critico il commento della Federazione degli Ordini dei Farmacisti che in una nota parla di «ulteriore indebolimento del welfare» e deplora che per «un provvedimento dell’importanza del DdL Concorrenza si sia ricorsi al voto di fiducia, ignorando la richiesta dei relatori di riportare il testo alla X Commissione. Il ritorno in Commissione, avrebbe consentito di correggere le criticità denunziate dagli stessi relatori». La nota Fofi passa in rassegna le negatività del testo per la categoria. dall’ingresso delle società di capitali nella titolarità delle farmacie, finora riservata ai farmacisti, che «avviene in modo difforme rispetto a quanto disposto per altre attività professionali, per esempio quella di avvocato, dove nelle società è imposta la presenza maggioritaria dei professionisti» all’assenza di limitazioni efficaci al numero delle farmacie che ciascun soggetto economico può possedere, aprendo la strada alla costruzione di posizioni dominanti se non di veri e propri oligopoli: l’opposto di quanto dovrebbe realizzarsi con la concorrenza». Si deve poi sottolineare, continua la nota, «che mentre il professionista è tenuto ad agire in osservanza di un codice deontologico, che pone la salute del paziente al primo posto, le società di capitali non sono tenute ad alcuna deontologia, e il disegno di legge non prevede una tutela del professionista che non segua logiche aziendali ma scienza e coscienza, a salvaguardia del paziente. A questo si aggiunge un’altra grave lacuna che incide pesantemente sullo stesso futuro dei farmacisti: infatti non è previsto, anche in questo caso a differenza di altre professioni, che le società di capitali siano tenute a contribuire alla cassa previdenziale dei professionisti, come invece è stato fatto per l’Ente di previdenza dei medici nel 2004». 

Del resto il presidente Fofi Andrea Mandelli, senatore di Forza Italia nell’intervento di aula di oggi ha parlato di «una sensazione di impotenza di questo Parlamento di fronte a un provvedimento che non può essere dichiarato urgente, che richiedeva delle modifiche chiare». Di tenore simile l’intervento del senatore di Direzione Italia, Luigi D’Ambrosio Lettieri che annunciando il voto contrario ha definito il provvedimento «un frullato di ambiguità, sostenuto dall’ennesimo, immotivato voto di fiducia, che non farà bene né alla comunità, né allo sviluppo economico del Paese, ma anzi strizza l’occhio ai potentati economici e alle vere lobby e punisce gli interessi e le legittime aspettative dei cittadini». Non solo per D’Ambrosio Lettieri sul fronte delle farmacie «l’effetto conseguente all’applicazione del ddl concorrenza sarà quello dell’ingresso di capitali nella proprietà delle farmacie senza alcun tetto efficace a garantire la prevalenza della professione alla logica del mercatismo. Ed è solo uno degli aspetti negativi su cui abbiamo avanzato proposte correttive e costruttive. Siamo intervenuti sulla necessità di mettere in protezione gli ottimi bilanci dell’ente di previdenza (Enpaf), dagli effetti deleteri della riduzione del gettito contributivo prodotti dall’ingresso dei capitali e perciò proponendo l’introduzione di un contributo pari al 2% da parte delle società di capitali, così come avviene per l’Enpam nel 2004. Abbiamo proposto anche l’introduzione, all’interno delle società titolari di farmacia che vedano la presenza di soci non farmacisti, della figura di un farmacista Garante del Codice deontologico, al fine di tutelare le prestazioni professionali e gli stessi farmacisti rispetto ad iniziative imprenditoriali adottate in violazione delle prescrizioni deontologiche. Niente. Il risultato è che dietro questo provvedimento si nascondono molte opacità che evidentemente vanno nella direzione opposta a quella promessa e a nulla può valere il pentimento tardivo quando i danni sono già prodotti». 

«Il Ddl concorrenza è un asse portante della strategia riformista del Governo» ha dichiarato, dal canto suo, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonio Gentile, al termine della discussione finale. «La lunghezza e le difficoltà del suo percorso parlamentare sono un segno della complessità e della vastità delle tematiche che il Ddl affronta» ha aggiunto. Gentile ha ricordato che «il provvedimento, nella versione approvata dalla Commissione, contiene 74 articoli che intervengono su svariate materie. Il disegno di legge non è un punto di arrivo ma un punto di partenza, a cui dovranno far seguito ulteriori misure. La discussione ha subito pesanti ritardi anche a causa della resistenza dei molti interessi colpiti. Ma alla fine la sua approvazione da parte del Senato rappresenta la prova che la politica, quando vuole, decide».

Fonte: Farmacista33

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