Due anni per fare andata e ritorno tra Camera e Senato. Tabellino di marcia “bradipesco” per il ddl concorrenza, approvato ieri da Palazzo Madama con voto di fiducia (sul maxi-emendamento del Governo) a 25 mesi esatti dall’avvio del cammino parlamentare, cominciato a Montecitorio il 3 aprile 2015. Non siamo ancora alla linea del traguardo perché serve un terzo passaggio alla Camera, ma i commenti che arrivano da Governo e maggioranza sono comunque quelli di chi ormai vede la luce in fondo al tunnel. «Esprimo grande soddisfazione» sono per esempio le parole del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda «il ddl è una norma strategica frutto di un lungo lavoro, che ha visto particolarmente impegnati i relatori, che ringrazio, e ha coinvolto le Commissioni e i gruppi parlamentari di maggioranza. Confido che si possa giungere in tempi rapidi all’approvazione definitiva alla Camera dei deputati». Per il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, il voto di ieri a Palazzo Madama rappresenta «un passo avanti sul cammino delle riforme», mentre il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, parla di «lavoro attento da parte del Governo che continuerà quando il provvedimento passerà all’esame della Camera, per l’approvazione definitiva». «Il peso delle lobby è stato fortissimo durante l’intera discussione del provvedimento» ha ricordato dal canto suo il sottosegretario al Mise, Antonio Gentile «ma se siamo qui è perché a quelle pressioni abbiamo saputo resistere». Il ddl, ha continuato, «è solo punto di partenza per aiutare il paese a crescere, non è un traguardo in sé ma un concreto passo avanti a cui ne devono seguire altri, tant’è vero che un nuovo provvedimento sulla Concorrenza sarà approntato subito dopo l’approvazione di questo».
Commenti anche da Federfarma: «Governo e Parlamento» osserva il sindacato «ribadiscono per l’ennesima volta che i farmaci con ricetta devono restare in farmacia, perché i medicinali non sono merce e una distribuzione controllata rappresenta una tutela per la salute pubblica. L’Italia declina l’invito, rinnovato ieri da alcuni esponenti politici, di distaccarsi dagli altri Paesi europei e imboccare strade (la distribuzione della fascia C negli esercizi di vicinato e nei corner dei supermercati) che nessuno ha mai calcato». Il maxi-emendamento approvato ieri da Palazzo Madama, d’altronde, riconferma quasi integralmente il testo approvato ad agosto dalla commissione Industria del Senato, tranne pochi rimaneggiamenti (per aggiornare alcune scadenze e rinviare di un anno lo stop al mercato tutelato dell’energia elettrica e del gas e di tre mesi la fine del monopolio di Poste italiane sul recapito di multe e notifiche. Tra le disposizioni invariate, quelle che chiamano direttamente in causa le farmacie: cambia soltanto la numerazione, perché il maxiemendamento assembla tutti gli interventi in un unico articolo comprendete 193 commi. E così, quello che nel testo uscito dalla commissione Industria era l’articolo 58 sull’ingresso del capitale nella titolarità delle farmacie diventa il comma 158; la norma che fissa per ogni società un tetto regionale del 20% al numero delle farmacie controllate diventa il comma 159, mentre il 160 delega all’Antitrust il compito di vigilare sul rispetto di tali limiti. Finisce analogamente al comma 162 la disposizione sul decentramento delle farmacie sovrannumerarie per spopolamento nei comuni sotto i 6.600 abitanti: il trasferimento avviene su istanza del titolare, è autorizzato sulla base di una graduatoria regionale e il comune di destinazione deve disporre di un numero di sedi inferiore al quorum.
Al comma 164 finisce la norma che riduce da dieci a tre anni la durata delle partecipazioni in associazione previste dal concorso straordinario (legge 27/2012 detta Cresci-Italia), mentre al 165 ritroviamo la disposizione che consente il ricorso alle tecnologie digitali per la fornitura dei foglietti sostitutivi ai pazienti. Infine, al comma 166 la norma sugli orari che impone alle farmacie di comunicare a Ordini e autorità sanitarie le ore di apertura aggiuntive rispetto all’orario minimo.
Nel corso del dibattito in aula hanno difeso il ddl anche i relatori di maggioranza, Luigi Marino (Ap-Ncd) e Salvatore Tomaselli (Pd): «Chi dice che si sarebbe potuto fare di più» ha osservato Marino «di solito cita due temi, fascia C e i tassisti. Sui farmaci con ricetta concordo con chi dice che non sono prosciutti o detersivi. Non a caso, la Corte costituzionale e la Corte di giustizia europea hanno riconosciuto che le farmacie assicurano al cittadino un agevole e sicuro accesso al farmaco e non è un caso se nel mondo i farmaci di fascia C sono venduti esclusivamente nelle farmacie». «L’obiettivo di questa legge» ha ricordato Tomaselli «è l’ambizione di rimuovere le barriere che esistono nella produzione di beni e servizi, e di mettere mano a una legislazione ormai superata, figlia di un’altra epoca, senza oneri per il bilancio ma mettendo invece in campo regole nuove che costituiscano opportunità per chi vuole cimentarsi in nuove sfide imposte dai tempi».
«Federfarma ha sempre difeso a spada tratta la farmacia indipendente» torna a commentare la Federazione «in tal senso il tetto regionale sulle catene messo al Senato rappresenta un segnale di sensibilità e attenzione per il canale e le sue specificità. Forse si sarebbe potuto fare di meglio, ma i riferimenti lanciati martedì nel suo intervento in aula dalla presidente della commissione Igiene e sanità del Senato, Maria Grazia De Biasi, sulla necessità di rimettere mano ad alcune misure del ddl in un contenitore legislativo diverso dalla prossima legge sulla concorrenza, fanno capire che il discorso potrebbe essere riaperto».
Negative, infine, le valutazioni che sul ddl arrivano dalle opposizioni. «Il provvedimento resta largamente insufficiente» rimarca Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra Italiana «tra le altre per la scelta di non liberalizzare i farmaci di fascia C». «Il governo ha impedito di correggere le storture del mercato» ha dichiarato il senatore M5S Gianni Girotto «vincono le solite lobby e gli oligopoli che hanno in mano la gestione di beni e servizi: assicurazioni, beni culturali, farmaci, professioni, trasporti, comunicazione, energia». Fofi, in una nota diffusa ieri, «deplora che per un provvedimento dell’importanza del ddl concorrenza si sia ricorsi al voto di fiducia, ignorando la richiesta di riportare il testo alla X Commissione. Ricorrendo alla fiducia sono invece rimaste inalterate tutte le negatività, da tempo denunciate dalla Federazione, di quanto disposto a proposito della distribuzione del farmaco».
Fonte: Federfarma.it