Respinto dalla commissione Industria di Palazzo Madama anche l’ultimo dei sei emendamenti al ddl concorrenza che avrebbero consentito l’apertura di nuove sedi in deroga a concorsi e programmazione territoriale, secondo la vecchia e italica logica dei condoni. Per la farmacia è l’unica notizia di qualche rilevanza che arriva dalla seduta di ieri: acquisiti i pareri della commissione Bilancio, i senatori hanno riavvolto il nastro per esaminare emendamenti e subemendamenti di articoli ben distanti dal 48, quello che tratta di capitale e titolarità. Sul quale, dunque, resta in sospeso la ventina di proposte di modifica che la Commissione aveva accantonato nell’ultima riunione prima di Pasqua. Meno una, l’emendamento 48.72, bocciato ieri dopo il no impartito dalla Quinta il giorno prima.
La proposta, respinta per gli oneri di bilancio che avrebbe comportato, istituiva «in via sperimentale» l’assegnazione di nuove sedi «in deroga alle norme che prevedono la distribuzione territoriale delle farmacie e la loro assegnazione tramite concorso». Chiusa la settimana parlamentare, l’articolo 48 deve rassegnarsi a un nuovo rinvio, che ancora una volta va collegato al confronto in corso tra Governo e Senato sugli aggiustamenti da apportare al testo. Non c’è più alcun dubbio che ormai tutto si gioca sulla questione catene. Lo ha detto ieri a chiare lettere Salvatore Tommaselli (Pd), relatore del ddl in Commissione con Luigi Marino (Ap): «Resta da affrontare il nodo farmacie» è la dichiarazione rilasciata all’Ansa «su cui definiremo una norma che consentirà l’apertura di questo mondo al mercato dei capitali, mantenendo comunque una disciplina contraria alle concentrazioni anticoncorrenziali». Si riprenderà martedì, ma la scelta della Commissione di lasciare per ultimi gli articoli più “caldi” sta avendo l’effetto di concentrare sulla volata finale frizioni e schermaglie dialettiche. Tanto da spingere Marino a gettare acqua sul fuoco: «Il lavoro della Commissione è stato esemplare» ha detto ieri ancora all’Ansa «abbiamo tentato di raccordare le esigenze del Governo con quelle di maggioranza e opposizione. Adesso non vorrei che sull’ultimo miglio ci scomponessimo per irrigidimenti che non hanno ragion d’essere».
Fonte: Federfarma.it