Ddl concorrenza, maggioranza ai farmacisti in società capitali: iter in salita

È ripreso in Commissione industria al Senato il lavoro sul testo del Ddl Concorrenza e i due relatori Salvatore Tomaselli (Pd) e Luigi Marino (Ap) stanno per approntare il primo pacchetto di emendamenti. La vicepresidente della commissione Paola Pelino (Fi), ha riferito che il termine per la presentazione dei subemendamenti alle modifiche dei relatori è fissato per venerdì prossimo, 11 marzo. Stralciata la fascia C sembra faticoso anche il cammino, sostenuto dai farmacisti, per imporre una percentuale di iscritti professionisti all’albo nel capitale delle farmacie che si costituiscono in società, mentre anche sul fronte delle norme sulle lobby si profilano novità. Secondo quanto si apprende ci sarebbe un nuovo testo più snello, validato da Palazzo Chigi e che rimanderebbe il grosso del lavoro a un Dpcm. Se l’originario emendamento di Luis Orellana (ex M5s ora Autonomie), come riferisce Public policy, prevedeva l’istituzione di un registro nazionale pubblico a cui si dovrebbero iscrivere tutti i lobbisti, un codice etico e il divieto di svolgere attività di lobby, il nuovo emendamento dei relatori dovrebbe rimandare semplicemente l’istituzione del registro e la creazione di una normativa sulle lobby a un decreto del presidente del Consiglio. Il tema fascia C, nel frattempo, non smette di essere al centro dell’attenzione. A riaprire la bagarre le dichiarazioni del presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, che ha ribadito come la fascia C con ricetta debba restare in farmacia. Pronta la replica del Movimento nazionale liberi farmacisti e della Federazione Nazionale parafarmacie italiane. Per i primi si tratta di «paura che in un regime di concorrenza vera i prezzi dei farmaci di fascia C potrebbero risentire di alcuni ribassi e quindi il peso contrattuale di chi li produce essere ridotto». Per le parafarmacie «Farmindustria non fa che ribadire l’ovvio» piuttosto, si domanda il presidente delle parafarmacie Davide Gullotta «chiediamo a Scaccabarozzi perché non spende nemmeno una parola sull’ingresso del capitale di non farmacisti nelle farmacie italiane».

Fonte: Farmacista33

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