Ddl concorrenza, oggi il voto sulla richiesta di fiducia del Governo

Ancora poche bracciate per il ddl concorrenza, che oggi al Senato dovrebbe toccare il muro dell’ultima vasca, la quarta in due anni tra Montecitorio e Palazzo Madama. Come si prevedeva, ieri sul testo è stata posta dal Governo la questione di fiducia, con una comunicazione letta in aula dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro. Ne è seguita una riunione dei capigruppo al termine della quale il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ufficializzato la tempistica dei lavori: ieri sera la discussione sul provvedimento, stamattina dalle 9 le dichiarazioni di voto e quindi la chiama.

Intanto, ieri, le categorie più critiche nei confronti del disegno di legge sono tornate a dar voce al proprio malcontento. «Il Governo» hanno dichiarato in una nota Uiltrasporti Taxi, Ugl Taxi, Federtaxi Cisal e Faisa Confail «si appresta a far approvare i principi di una legge delega con la quale stabilire un nuovo quadro di regole per il nostro comparto. Abbiamo più volte manifestato la nostra disponibilità  al confronto per addivenire a una riforma complessiva del settore che possa trovare il corretto equilibrio tra le diverse tipologie di servizio, al fine di contrastare realmente i diffusi fenomeni di abusivismo. Tuttavia, come già denunciato in passato, alcuni dei contenuti presenti nella delega non sono assolutamente ricevibilità».

Tra i contrari anche l’Associazione piccole e medie industrie (Api): «In nome di una completa liberalizzazione del mercato elettrico» accusa il presidente, Paolo Galassi «viene smantellato un sistema che permetteva di contenere il prezzo dell’energia per le piccole imprese. Si perderà  così il prezzo calmierato definito finora dall’Acquirente Unico, con potenziali decisi aumenti che peseranno sulle Pmi già  svantaggiate nella competizione internazionale. Per l’ennesima volta stiamo assistendo all’azione di una classe politica che privilegia gli interessi delle grandi imprese. Peccato che il tessuto imprenditoriale italiano sia costituito per oltre il 99% da piccole e medie imprese che per anni, nonostante la crisi, hanno garantito l’occupazione, la tenuta sociale e fatto apprezzare il made in Italy nel mondo».

Federfarma, come si ricorderà , aveva invece affidato le proprie rimostranze a una lettera firmata dal presidente Cossolo e recapitata ai componenti della commissione Industria del Senato poco prima che iniziasse l’esame del ddl. Il tetto regionale del 20% sulle catene, avvertiva la Federazione, appare «insufficiente» rispetto all’obiettivo e dovrebbe essere sensibilmente abbassato. E sarebbe opportuno rendere obbligatoria la presenza dei farmacisti nella compagine delle società  proprietarie.

Fonte: Federfarma.it

Scroll to top