Milleproroghe: valanga di emendamenti, interessati concorsi e rurali

In un articolo pubblicato ieri, il Sole 24 Ore l’ha già definito “l’assalto alla diligenza” del Milleproroghe. Sono più circa 1.200, infatti, gli emendamenti al decreto presentati al Senato, dove il ddl di conversione è attualmente all’esame della commissione Affari costituzionali. Quasi la metà hanno per mittenti i partiti della maggioranza di governo, e per il quotidiano economico il dato si spiega con quanto accaduto alla Legge di bilancio per il 2017: dimissionario causa referendum costituzionale, il Governo Renzi aveva costretto Palazzo Madama a votare il testo approvato dalla Camera senza alcuna modifica; molti senatori, così, erano stati costretti a tenere nei cassetti emendamenti e proposte di modifica preparati apposta per la Manovra, ora ritirati fuori nella speranza di riuscire a buttarli dentro al Milleproroghe. Scarse le probabilità di successo a causa dell’incoerenza con la materia del ddl, ma in molti avranno pensato che un tentativo non nuoce.

Inevitabile che in questa valanga di emendamenti non comparissero proposte di diretto interesse per le farmacie. Diverse, per esempio, sono le modifiche che mirano a intervenire sui meccanismi del concorso straordinario: quattro (presentati da M5S, Si-Sel, Pd, Ncd, Fi, Al-a e gruppo misto) propongono l’istituzione di un tetto alle maggiorazioni di punteggio per i rurali; tre (Ncd, Fi, CoR) chiedono invece una proroga delle graduatorie regionali, a cinque o sei anni, oppure ancora fino al 31 dicembre 2018. In un emendamento ritorna anche la richiesta di un adeguamento delle soglie di fatturato per le agevolazioni alle rurali (Fi), mentre un’altra proposta (sempre di Forza Italia) chede la defiscalizzazione dell’indennità di residenza.

Meritano infine un cenno anche gli emendamenti che propongono la dpc per i farmaci innovativi (Fi), l’adeguamento Istat dei prezzi della tariffa nazionale dei medicinali, il trasferimento a beneficio della spesa per acquisti diretti dell’eventuale attivo registrato dalla spesa farmaceutica convenzionata sul proprio tetto (sempre Fi), il rifinanziamento del fondo per il monitoraggio dell’aderenza alle terapie (cui la Manovra 2016 destinava un milione di euro) e infine il trasferimento in ambito regionale delle farmacie soprannumerarie nei comuni con meno di 6.600 abitanti (Pd). La previsione degli addetti ai lavori è che saranno in pochi a superare il vaglio di ammissibilità.

Fonte: Federfarma.it

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